Ogni volta che si leggono storie di donne, si ritrovano pezzi di sé, non importa da quale epoca ci parlino, non importa quale storia abbiano avuto, in ognuna sono contenuti elementi di noi, altre donne, donne qualsiasi. Come una matrice impressa dal Dna e dalla storia nella memoria delle nostre cellule, che ci fa sobbalzare leggendo di stati alterati dell’umore, di ansia da prestazione, di aspettative, di desideri irrealizzati, di amori folli, di piccole gioie e grandi delusioni, tracce di noi emergono da queste storie. Pur così lontane e diverse tra loro, e da noi, sono un po’ noi. Una eco senza fine che risuona da tempi lontanissimi, una sorta di marchio a fuoco che non si cancella nonostante le lotte, i sacrifici, le ribellioni, gli eventi più disparati, nonostante vite e storie così apparentemente diverse.
Sylvia è una di noi. Una donna dall’intelligenza brillante, dall’animo tanto profondo quanto dolente, scossa dal fremito dei desideri, dalle passioni violente, dall’ambizione. E, come avviene spesso per le donne, un sovrapporsi di ruoli lacera e strappa l’io interiore, lo fraziona e ne contrappone i frammenti fino a generare un conflitto insanabile, fino alla tragedia.
C’è Sylvia la figlia perfetta, quella brillante a scuola con sogni grandi e ambiziosi, che poi diventa l’adulta altrettanto perfetta, quella del sogno americano, inquadrata in un ruolo preciso: madre, moglie, artista, donna di mondo. Realtà o finzione? Essenza o apparenza?
E poi c’è la Sylvia inquieta, refrattaria agli schemi imposti dalla società, dalle regole delle buone famiglie americane, capace di violenta rabbia, di slanci travolgenti e di distacchi abissali. La Sylvia delle poesie, cruda, a tratti cinica, spietata, così sincera da disarmare, così trasparente da far male a chi legge.
Antonella Grandicelli ne ripercorre a ritroso la vita, capace di partire da un incipit che lascia senza fiato, e, senza mai scendere di livello, di condurci per mano dentro gli abissi di un’anima potente e fragile insieme, a far da spettatori ad una vita all’apparenza brillante, ma sempre venata di malinconia, una vita così sfaccettata da rendere davvero difficile scriverne senza retorica: ebbene, l’autrice ci è riuscita. Leggendo le pagine della storia di Sylvia, lei si materializza davanti ai nostri occhi, ogni gesto della sua quotidianità le appartiene, ogni moto del cuore, ogni attimo di esaltazione o di caduta nel buio più profondo, fa parte di Sylvia, ce la restituisce in un ritratto sincero e credibile, a tratti così doloroso che è impossibile non commuoversi.
Sylvia vive e respira con la sua poesia, Sylvia incarna la sua poesia e l’autrice riesce a trasmettere questa simbiosi in ogni riga di questa bellissima autobiografia romanzata. Una lettura consigliatissima.

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