Anche quando si è consapevoli del costo significativo che la dipendenza dal gioco d’azzardo ha sullo stato e sulla società italiana o di qualsiasi altro stato, la reale forza economica di questa industria nel nostro paese può sorprendere.
Si sa, il gioco d’azzardo è molto diffuso e il suo grande sviluppo online negli ultimi anni è stato realmente sorprendente, soprattutto se si considera che, solo qualche anno fa, tutto questo era illegale.
Come mostrano i dati di H2 Gambling Capital citati da The Guardian, l’Italia è al 4° posto al mondo per entrate statali derivanti dal gioco d’azzardo, con il Regno Unito che conquista la leadership come più grande mercato di gioco d’azzardo online regolamentato al mondo – con un certo distacco. Con entrate lorde totali di gioco di $ 12,5 miliardi nel 2021, il mercato del Regno Unito supera persino gli Stati Uniti ($ 11,0 miliardi), mentre l’Italia si ferma “solo” a 8 miliardi di euro l’anno.

Quali i principali driver di questa grande crescita?
In primis va citata la capillarità dei punti vendita o degli esercizi in cui si può giocare: sale giochi, bar e tabacchini che ospitano slot machine, sale scommesse sono addirittura oltre 238 mila in totale, una cifra che fa davvero impressione.
Che le cose siano in qualche misura sfuggite di mano lo ammettono le stesse istituzioni: “C’è stata un’esplosione che è sfuggita un po’ al controllo di tutti, operatori e regolatori, e ha causato un’esplosione sul territorio”. Così nel marzo del 2015 dichiarò il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, all’epoca delegato a promuovere un “riordino” delle norme sul gioco d’azzardo. Riordino che francamente non si è visto, soprattutto considerando che dal 2015 di acqua ne è passata sotto i ponti, e la situazione non è certo migliorata.

A prima vista quindi, considerate le cifre, sembrerebbe che per le casse dello stato questo sviluppo massivo del settore gambling anche nel nostro paese sia decisamente vantaggioso: ma quali sono i costi sociali che ci troviamo a fronteggiare? Sembra insomma che, anche per il gambling, ci si trovi davanti alla medesima situazione che è riscontrabile per la vendita dei prodotti derivati dal tabacco: le entrate fiscali valgono i costi sanitari e le ricadute sul tessuto sociale che queste attività causano?

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